Teatro

Savino e Solfrizzi, per ridere sullo stress di coppia


La recensione della prima. Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi, due volti noti e amati dal grande pubblico per le loro interpretazioni in fiction televisive di successo, sono gli straordinari protagonisti di “Due di noi”, opera di Michael Frayn.

La commedia, in scena al Teatro Quirino (fino al 24 marzo 2013), è il racconto di tre storie matrimoniali che hanno diversi protagonisti ma stessi interpreti. Savino e Solfrizzi sono eccezionali insieme sul palco, regalando al pubblico uno spettacolo delizioso, ricco di momenti che suscitano fortissime risate.

La pièce è suddivisa in tre atti, diretti da Leo Muscato.
Nel primo, “Black and silver”, si racconta di due sposi in vacanza, fortemente esauriti dalla presenza del loro neonato che non fa altro che piangere in piena notte senza sosta, senza concedere ore di sonno ai propri genitori. Nel secondo atto, intitolato “Mr foot” è protagonista una coppia di vecchi coniugi, seduti in poltrona. Il marito è totalmente distaccato dalla moglie, praticamente alcolizzata, che ormai è ridotta a dialogare solo con Mr foot, il piede del proprio uomo, unica parte del corpo che sembra ancora rispondere a sollecitazioni e manifestare qualche emozione.
Il terzo atto, il più esilarante, è “Chinamen”. La coppia protagonista invita a pranzo alcuni amici e per errore sono presenti sotto lo stesso tetto sia l’ex marito che il nuovo compagno di una loro amica.

Con assoluta ironia si raffigura sul palco la vita di coppia a 360°, attraversando diverse fasce di età (dalla coppia più giovane di neogenitori agli anziani stanchi l’uno dell’altra, alla coppia matura che deve fronteggiare le disavventure sentimentali dei propri amici, accennando anche ad un rapporto omosessuale…).

Dicevamo il terzo atto è quello più comico e spassoso che rivela la bravura di Savino e Solfrizzi, che si cimentano nel rappresentare diversi personaggi tra un continuo e repentino cambio di costumi. E così i due di noi si fanno in cinque… Sono padroni assoluti del palcoscenico, mostrando una straordinaria disinvoltura a destreggiarsi nei vari ruoli in un turbinio di equivoci, fraintendimenti tra tavoli e sedie che vengono spostati e portate che vengono servite in tavola.

E il pubblico non può che uscire dal teatro ancora ridendo e soprattutto imitando l’inconfondibile risata forzata che Solfrizzi propone sul palcoscenico nel terzo atto. Risata che costituisce di per sé un buon motivo per non perdere questa commedia.

Monica Menna