Teatro Quirino: La Coscienza di Zeno, scandaglio dell’angoscia esistenziale
Al Teatro Quirino, dal 2 al 14 aprile l’atteso appuntamento con “La Coscienza di Zeno”, con la regia di Maurizio Scaparro. Il regista ripropone lo storico adattamento del romanzo di Italo Svevo che Tullio Kezich realizzò nel 1964, affidando il ruolo del personaggio Zeno Cosini a Giuseppe Pambieri. Con lui in evidenza: Enzo Turrin (il dott. S. / Giovanni Malfenti), Giancarlo Condè (il dott. Coprosich / Enrico Copler).
Sullo sfondo di una Trieste cosmopolita si svolge la vicenda di Zeno Cosini, che, partendo da una seduta psicanalitica, evoca i momenti salienti della sua vita (la morte del padre, l’amore non ricambiato per una fanciulla, il matrimonio di ripiego con una sorella di lei, la rivalità con il cognato Guido – che muore suicida – la relazione extraconiugale con Carla). Fragile e inadeguato di fronte ai cambiamenti della società, pieno di tic e di nevrosi, si dichiara “malato”, ma la sua malattia è tutta di origine psicologica.
Con “La coscienza di Zeno”, Svevo approfondisce la sua diagnosi della crisi dell’uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore ne è l’autoconsapevolezza. I suoi personaggi, ridotti a subire la vita con sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente consapevole, riflettono la problematicità dell’uomo del primo Novecento che, sotto apparenti certezze, avverte il vuoto, causa principale dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust: testimonia il male dell’anima moderna.
Mo.Me.