Teatro

L’oscura immensità del dolore

La recensione. Uno dei migliori spettacoli della stagione in corso 2013/2014 è “Oscura immensità”, in scena al Teatro Eliseo sino al 30 marzo. Una pièce profonda che apre a interrogativi di natura esistenziale, che costringe lo spettatore a confrontarsi con la propria coscienza.

Si può compatire l’uomo che ha ucciso la propria moglie e il proprio figlio? Si può perdonarlo tanto da concedergli la grazia se è un malato terminale? È lecito farsi vendetta? La legge del taglione si può applicare? Si diventa assassini oppure boia? Sono tante le domande mosse durante la pièce a cui è difficile trovare una risposta. E soprattutto non esistono risposte giuste o sbagliate.

Lo spettacolo è tratto da un recente, coinvolgente libro di Massimo Carlotto, “L’oscura immensità della morte”, e vede esibirsi sul palcoscenico due eccellenti attori: Giulio Scarpati e Claudio Casadio. Inconfondibile la mano registica di Alessandro Gassman. Il suo teatro cinematografico è sempre di particolare effetto (ricordiamo due spettacoli di successo da lui diretti; “La parola ai giurati” e “Roman e il suo cucciolo” che possedevano lo stesso originale impianto, ndr).

Un velo di tulle costituisce una sorta di quarta parete su cui riflettere proiezioni tridimensionali che conferiscono sorprendenti effetti cinematografici. I ricordi diventano fotografie da proiettare, il crimine è raffigurato dallo scorrere del sangue…

Particolarmente suggestiva la resa in scena attraverso il doppio monologo. Si alternano Stefano Contin (Scarpati) l’uomo privato dei suoi affetti più cari e Raffaello Beggiato (Casadio) l’uomo duro e incoerente che si è macchiato del crimine e deve scontare la propria pena in carcere. Scopriamo con loro che il confine tra vittima e carnefice è sottile e labile. Sono uomini rimasti soli, induriti dalla vita, che ci spingono con loro in un abisso di dolore e violenza, tra il nero del buio e il rosso del sangue.

Monica Menna