Shark Emcee: sorrisi di rapper
Il nome d’arte del rapper Shark Emcee un po’ spaventa… significa qualcosa come squalo maestro di cerimonie; insomma squalo cerimonioso, ma pur sempre squalo. Sulla copertina il faccione è incazzato, il video del suo ultimo brano “Fuoco sulla traccia” parte subito con un candelotto acceso. E canta di molotov, di esplosioni, facendo rabbrividire pensando a episodi assurdi capitati in alcuni concerti rap. Ma quando comincia a parlare, la smorfia truce di distende in un sorriso. Lo squalo diventa un delfino. In fondo non siamo nella New York afroamericana ma a Benevento. Di seguito l’intervista a Shark.
Qual è il tuo vero nome? Quanti anni hai? Ci racconti brevemente di te e del tuo percorso artistico?
Il mio vero nome è Fabio ed ho 32 anni. L’arte è stata sempre presente nella mia vita; a 6 anni le prime volte in cui ho preso il microfono in mano: mi cimentavo in imitazioni, cantavo e recitavo poesie. Le scuole medie le ho frequentate al conservatorio, dove ho studiato pianoforte, strumento che poi ho accantonato per cominciare a fare rap. Ho avuto la fortuna di cominciare presto a scrivere i miei testi in rima, intorno ai sedici anni; inoltre sono stato adottato artisticamente da due ragazzi più grandi di me (Egiuann ed Estrho) e di conseguenza già presenti da un po’ sulla scena, che mi hanno subito catapultato su palchi importanti. Parallelamente alla composizione ho sempre coltivato la mia passione per il freestyle, l’improvvisazione in rima, riuscendo a mettere il mio nome nel palmares di prestigiose battles, guadagnando così la stima di colleghi ed appassionati. Guardando il punto di partenza sono contento delle soddisfazioni che mi ha dato sinora la mia musica, dalle apparizioni radio/televisive nazionali ai contest underground, dai locali della mia città sino al Brasile (con il featuring con la rapper DZ) o gli Stati Uniti (featuring con Big Rush) viaggia verso luoghi inaspettati e spero continui a farlo sempre più.
“Fuoco sulla traccia” è un brano rap incazzato, come si conviene, “fiammeggiante” ma tutto sommato innocuo. Rap incazzato, di provincia, con la rabbia smorzata?
Non direi rabbia smorzata, piuttosto è una rabbia canalizzata verso il positivo. La maggior parte delle mie produzioni precedenti è caratterizzata da sonorità “happy”, non a caso negli anni mi sono guadagnato l’appellativo di “smile Mc” ovvero rapper di essere capace di rappare col sorriso sulle labbra. Con “Fuoco sulla traccia” ho voluto però chiarire che nonostante “la faccia da tipo innocuo (cit)” all’occorrenza posso essere capace di scatenare il fuoco con le mie rime.
I giovani oggi sembrano rassegnati o comunque forniti di anticorpi. Che età ha il tuo fan e qual è il segnale che vuoi dare, il messaggio con cui vuoi raggiungerlo?
Se parliamo della mia zona, grazie alla popolarità raggiunta con “Orgoglio Sannita” nel 2010, la mia musica è arrivata ed è seguita da tutti i target di età. Capita spesso ai live di sentirla intonare da figli e genitori contemporaneamente e questa è una cosa che mi fa gasare tanto. Sapere di riuscire a mettere in rima un pensiero condiviso da così tante persone di esperienze diverse è molto gratificante.
In generale invece il mio fan tipo è un ascoltatore di musica rap con particolare attenzione all’ambiente underground e/o un appassionato di battles di freestyle. Non c’è un messaggio univoco nella mia musica, in quanto ogni traccia ha una storia a sé, il filo conduttore che si può trovare è però la positività ed un invito a persistere per raggiungere i propri obiettivi.
Il singolo fa da apripista ad un album? Stai già lavorando ad un nuovo disco? Come sarà? Stai suonando live?
Ho un po’ di musica pronta che spero di racchiudere in un album al più presto unendola a nuovi brani che comporrò in questi giorni. Sarà il mio esordio da solista, e per lavorarci mi sono affidato ad Egiuann ed Andrea De Nicola. Entrambi producers, ho deciso di coniugarli per unire l’esperienza e l’attitudine boombap di Egiuann con l’estro e le sonorità fresh di Andrea; hanno realizzato dei tappeti sonori che hanno stimolato la mia creatività e di conseguenza aiutandomi ad esplorare nuovi flow. Con i live sono in pausa, voglio prima concentrarmi sulla nuova musica, non è raro però trovarmi a sorpresa su palchi di altri artisti che capitano in zona (tra gli ultimi Rocco Hunt e Clementino) per fare un po’ di sano freestyle.
Gli appassionati di calcio ti conoscono per le tue incursioni televisive sul Benevento calcio. Ci puoi parlare del rapper appassionato del pallone?
L’anno in cui il Benevento è stato in serie A ho avuto il piacere di rappresentare la mia gente alla trasmissione televisiva “Quelli che il calcio” in qualità di tifoso/inviato. Nonostante le sconfitte della squadra sul campo per me è stata un’esperienza molto bella e che ricorderò a lungo, anche perché sono stato il primo inviato della storia dato il nostro esordio in massima serie. Il rap e in generale la cultura Hip Hop hanno un filo diretto con il mondo dello sport; non a caso tra gli stereotipi se si pensa ad un rapper ci sono la canotta della squadra di basket o il cappellino di quella di baseball. Io non ho mai visto dal vivo una partita di basket o baseball, mio padre da piccolino mi portava allo stadio a seguire il Benevento, ma l’orgoglio di quando indosso la casacca della squadra della mia città è lo stesso che prova un ragazzo di Chicago con indosso quella dei Bulls. Non sono un appassionato di calcio in generale, seguo poco la serie A ma mi hanno insegnato ad essere fiero delle mie origini e supportare la squadra che le rappresenta.
Parafrasando altri generi ed altre epoche possiamo dire che Shark Emcee è Gentle Giant, un gigante gentile che vuol dare fuoco solo alle passioni?
Assolutamente si! Sono un ragazzo solare, chi mi conosce al di fuori del rap sa che sono uno a cui piace ridere e scherzare, e questo inevitabilmente si rispecchia nei miei brani. Uso la scrittura come terapia per sfogarmi sulle cose che non mi vanno giù e con essa cerco di colpire chi vive le mie stesse situazioni.
La scena alternativa napoletana e campana sta cambiando, Dalla rabbia dei 99 Posse a Clementino e Rocco Hunt, a Shark Emcee. Da un messaggio di impotenza per una citta ed una regione immobili ad un messaggio di speranza. Tu come la vedi?
La scena campana è davvero ricchissima di talenti sotto tutte le forme ed espressioni artistiche. Oggi attraverso la diffusione web inoltre sta riuscendo a sopperire a delle carenze in termini di imprenditoria musicale che fino a pochi anni fa hanno agevolato, per quanto riguarda l’esposizione mediatica, artisti provenienti dal Nord Italia. Il rap campano è storicamente uno dei più tecnici d’Italia, con un’attenzione particolare alla complessità delle rime e ai virtuosismi metrici, ora che a questi si sta aggiungendo una musicalità maggiore delle basi ed una consapevolezza maggiore dei propri mezzi credo si stia creando un terreno fertile per lo sviluppo di una scena che potrà raggiungere grandi obiettivi.
Per restare aggiornati sui progetti di Shark Emcee visitare la sua pagina Instagram.
a cura di Gaetano Menna