Teatro

Micheli e Solenghi invitano a non credere alle apparenze


La recensione. “L’apparenza inganna” – in scena al Teatro Sala Umberto fino al 3 marzo 2013 – è una deliziosa, ironica e divertente commedia sulla diversità.

Scritta da Francis Veber (e tratta dalla pellicola di tredici anni fa, “Le placard”) vede in scena Maurizio Micheli e Tullio Solenghi (che firma anche la regia); collaborano dal 2009 portando in teatro prima “Italiani si nasce (e noi lo nacquimo)” che avevano scritto assieme, quindi questo nuovo testo, entrambi accolti con grande entusiasmo.

I due protagonisti sono eccezionali ed hanno un pubblico che li segue con passione. Ed infatti anche a metà settimana il teatro è affollato oltre le aspettative.

La nuova commedia affronta temi importanti ed attualissimi – come la disoccupazione, le discriminazioni nei luoghi di lavoro, il mobbing, lo stalking, l’omofobia – con leggerezza, puntando sulla bravura dei due mattatori e sull’affiatamento dei componenti della compagnia (Massimiliano Borghesi, Sandra Cavallini, Paolo Gattini, Adriano Giraldi, Fulvia Lorenzetti, Matteo Micheli, Enzo Saturni).

Il dipendente di una ditta di preservativi (Micheli), mediocre e mite, scopre che il direttore del personale della sua azienda (Solenghi) si accinge a licenziarlo. Nel frattempo la moglie (Sandra Cavallini) lo abbandona ed il figlio lo ignora.

Vede, insomma, la sua vita andare a pezzi e medita il suicidio. L’incontro con il nuovo vicino di casa (Enzo Saturni) sarà decisivo. Grazie a lui si finge gay ed evita così il licenziamento (la ditta teme che la comunità omosessuale possa boicottare il suo prodotto se licenziasse un gay).

Pignon (questo il nome del personaggio) fingendosi quello che non è, suo malgrado, diviene un’icona del movimento gay.

All’interno della storia lo scontro-incontro con il macho direttore del personale (che poi caqmbierà atteggiamento nei suoi confronti…) e con la prosperosa collega dell’ufficio bilancio (Fulvia Lorenzetti).

Commedia delle ambiguità e degli inganni con Micheli-Pignon – che sembra quasi un personaggio uscito da un film di Woody Allen – e gli altri attori che accentuano fino alla parodia le caratteristiche dei loro ruoli.

Questo spettacolo si inserisce, con originalità, nel filone delle commedie degli equivoci e dei travestimenti (da Tootsie a Il Vizietto, da Fiesta allo scintillante Priscilla).

Originale la scenografia di Alessandro Chiti che si sviluppa in verticale con l’ambiente ufficio – che con una serie di pannelli mobili si trasforma anche in un ristorante – e l’abitazione di Pignon realizzata sovrastante.

Si ride dei luoghi comuni e si mettono alla berlina certi atteggiamenti da omosex o da macho perché si sa: non bisogna credere alle apparenze.

Monica Menna