Teatro della Cometa: la professoressa nel vortice delle emozioni
La recensione dell’anteprima. Un dramma psicologico denso, noir, onirico, a tratti ermetico che viaggia sul doppio binario della realtà cruda e dell’immaginazione fervida. La pièce in questione è “Week end”, spettacolo che il 24 settembre 2013 ha aperto la stagione del Teatro della Cometa, dove resterà in scena sino al 20 ottobre.In realtà la prima ufficiale della commedia è stata prevista per il 26 settembre ma è anticipata da due anteprime.
Lo spettacolo, firmato dall’autorevole penna di Annibale Ruccello, è l’ultimo testo della trilogia cosiddetta “Teatro da Camera” (a cui appartengono “Notturno di donna con ospiti” e “Le cinque rose di Jennifer”).
Protagonista è Ida, insegnate claudicante, che vive da reclusa nella propria abitazione, sentendosi controllata e assillata dalla società circostante. Una società, che a detta sua, mormora e sparla di lei. Lo squallore dell’esistenza di Ida è rispecchiato dall’appartamento grigio in cui vive.
Interprete in una prova superba è Margherita Di Rauso. Ida, nella routine quotidiana, si nasconde dietro abiti neri, ampi e coprenti, chiude le tende sul mondo esterno. Ma nel weekend veste gli abiti rossi, succinti e attillati di donna provocante quale aspira a essere.
Imperano atmosfere cupe sul palcoscenico, sottolineate dallo sfondo di musiche anni ’30 e ’40 scelto dal regista Luca De Bei.
Ida viene catapultata in pochi giorni in un vortice di emozioni. Vive – o sogna di vivere – due relazioni amorose; prima con l’idraulico – giunto in casa per sistemare una presunta perdita dello scaldabagno – poi con il ragazzino a cui impartisce ripetizioni di letteratura. Il primo è interpretato dall’aitante e bravo Giulio Forges Davanzati, il secondo dal promettente Brenno Placido.
Entriamo nei pensieri di Ida, nel suo inconscio più recondito e spaventoso nel momento estremo in cui si svela, forse catarticamente, allo spettatore. Aumenta la tensione, gli oggetti si animano in maniera inquietante; la finestra si spalanca, la tv si accende da sola, il frigo bar si illumina. E nell’acme della tragicità scopriamo che Ida preferirebbe tutta altra vita per sé. Una vita da assassina. Preferirebbe vivere pulsioni forti, fuori dal limite, piuttosto che un’esistenza arida, squallida e insignificante.
Monica Menna