Papaleo al Teatro Quarticciolo: jazz da metropolitana
La recensione. Rocco Papaleo propone lo spettacolo “Vecchio Rocko” per due giorni (venerdì 29 e sabato 30 novembre) al Teatro Biblioteca Quarticciolo.
Prima di iniziare la rappresentazione Papaleo si aggira per la platea insieme ai suoi musicisti. Saluta tutti gli spettatori che si accingono ad entrare in sala, firma autografi, si intrattiene per farsi fotografare con i suoi fan. In chiusura lui ed i musicisti stringono la mano agli spettatori che escono, da perfetti padroni di casa
Il Teatro Quarticciolo, come lo definisce Papaleo stesso prima di iniziare la pièce, è un “presidio culturale”, facente parte dei cosiddetti teatri di cintura della capitale. Ha una ricca programmazione aperta anche alle compagnie di giovani attori che sono le prime da sostenere.
“Cominciamo?”, chiede Papaleo al pubblico sempre girando tra le poltrone della platea, domandando poi con quale canzone iniziare lo spettacolo; avviare la messa in scena con il primo brano in scaletta sarebbe troppo scontato… Inizia così lo spettacolo che l’artista lucano, con l’autoironia che lo contraddistingue, non sa definire perché non è un concerto, non un recital, non una performance.
Rocco canta e chiacchiera con gli spettatori, racconta ricordi legati alla sua adolescenza, famiglia, agli amici. Propone brani ormai cult del suo repertorio (come quello del “Panino con la frittata”, già proposto nel film “Basilicata coast to coast” e che su Youtube spopola). Le sue canzoni raccontano di gente comune, di “Uno qualsiasi”, di vite banali… sono comiche, sarcastiche, sconclusionate, pulsano di swing.
“Vecchio Rocko” si potrebbe definire come la versione light del precedente spettacolo di Papaleo “Una piccola impresa meridionale”. È ridotta l’orchestra, sono solo due i musicisti che lo accompagnano sul palcoscenico: Arturo Valiante alla tastiera e armonica e Guerino Rondolone al contrabbasso.
Propone alcune canzoni nuove, come “La mia parte imperfetta” tratta dalla colonna sonora del film “Una piccola impresa meridionale” (in cui è cantata da Scamarcio); la esegue in platea in una versione unplugged, per chitarra, diamonica e contrabbasso, come verrebbe suonata da musicisti di strada. Jazz metropolitano? No jazz da metropolitana
Papaleo si muove come se si trovasse in un piccolo club o a casa con gli amici o a strimpellare la chitarra in una metropolitana. Si canta assieme, si danno proprie opinioni sui significati dei brani proposti, si parla di donne e di sesso, ci si prende in giro.
È Papaleo a chiudere lo spettacolo chiedendo lui il bis agli spettatori. Immancabile il brano “La Foca”, richiesto a gran voce dal pubblico (canzone che il cantattore incise in uno sgangherato duetto con Daniele Silvestri nel 1997, nda), con artisti e spettatori chiamati a mimare i passi della foca. Tutti “vergognandosi” e ridendo a crepapelle.
Monica Menna