Al Brancaccino il riadattamento di Euripide
In scena al Teatro Brancaccino il 2 e il 3 aprile “Sole” scritto, diretto e interpretato da Valentina Capone, libero adattamento delle tragedie di Euripide: “Troiane” e “Ecuba”.
“Sole” come le donne rimaste prigioniere dopo la strage dei Troiani per mano dell’esercito greco; e “Sole” come l’astro, che illumina, dà la vita e al tempo quella stessa vita può essiccare. La tecnica compositiva utilizzata da Euripide nelle sue tragedie consiste in una successione di momenti, senza un nodo tragico accentratore dell’azione: l’unità va ricercata nel clima sentimentale e tonale.
In questa struttura, durante il processo creativo, sono inseriti suoni, parole e frammenti “altri”. Tra questi frammenti si inserisce la storia di Etora, un personaggio di pura fantasia che commenta l’azione e le apparizioni sulla scena, dal suo punto di vista.
Etora è l’improbabile amante del valoroso Ettore, rimasta sola. Ettore ha dimenticato il suo Scudo, che lo ha sempre protetto e sempre lo ha fatto tornare. Etora non esita, agisce, parte anche lei senz’armi, e cerca di raggiungere il suo eroe.
Ingenua ed inconsapevole, con le sue battute spezza parzialmente il ritmo tragico e suggerisce un’altra dimensione in cui vivere il dramma, anche se, inevitabilmente, viene via via assorbita dall’insensatezza della guerra e dall’immobilità dell’attesa.
In Sole non ci sono distinzioni nette tra Bene e Male, non ci sono categorie assolute, assolute certezze. In Sole, semplicemente, ci sono frammenti di poesia e di lacrime. Sole è uno spettacolo visionario, in cui le musiche e le luci non sono mai di accompagnamento ma diventano esse stesse sensazione. La scenografia è essenziale – tre sedie e uno scudo sospeso (il sole?) proprio perché lo spazio sia tutti i luoghi e nessuno: le rovine della città, un cimitero o forse, semplicemente, il luogo in cui ci si veste e ci si spoglia per dar vita alle singole figure ed alle maschere.