Rimbamband: il successo del “clown sound”
La recensione. Sul palcoscenico del Teatro Brancaccino una band di guitti, sgangherata e divertente. Benvenuti al “clown sound”, alle atmosfere retrò, tra gag e situazioni fantastiche.
Un sassofonista rubato alla banda di Capurso, un contrabbassista stralunato che somiglia a Caparezza, un pianista virtuoso, un batterista rompiscatole, un capobanda: ecco il “Rimbamband Show“.
Il gruppo barese Rimbamband ha individuato una formula originale ed esilarante. Il loro è uno spettacolo originalissimo che un po’ ci ricorda Emilio Solfrizzi della coppia Toti e Tata con Antonio Stornaiolo, un po’ Rocco Papaleo (anche se non è pugliese) e la sua band piccola impresa meridionale.
La performance coinvolge totalmente il pubblico. I primi spettacoli romani al Teatro Brancaccino erano andati pressoché deserti; gli artisti ci giocavano sopra, a proposito del musical al Brancaccio major (“Su c’è Grease, giù c’è Crisis”). Poi il passaparola ha funzionato e, a grande richiesta, hanno dovuto aggiungere alcune serate a quelle previste.
Clown e musicisti, si travestono, mimano, diventano pupazzi e marionette. Spazio alla fantasia senza limiti, tra canzoni e gag. Ad esempio il contrabbasso portato in spalla da due artisti diventa una bara (il contrappasso). Fanno ridere, poi nel bis propongono un brano strumentale che fa comprendere come siano, al di là di frizzi e lazzi, dei talentuosi jazzisti… E non è un caso che, dal 27 dicembre all’1 gennaio 2013, si esibiranno all’ “Umbria Jazz Winter” di Orvieto.
Vedere un concerto della Rimbamband è davvero un’esperienza unica, in una girandola di atmosfere surreali. In repertorio brani di Buscaglione, Carosone, Gaber, Mozart, Rossini ma anche Jerry Lewis, Charlie Chaplin, Lecoq. No, non è rimbambito pure il cronista; provare per credere.
Gaetano Menna