Sistina: la vera magia? Stregare il pubblico
La recensione della prima. Una strega che è anche un po’ Cenerentola e un po’ Mary Poppins, tra pozioni magiche, filtri della verità, secchi, scope e detersivi cerca il suo vero amore. Un amore capace di oltrepassare barriere umane e sovraumane, il noto e l’ignoto. Un amore incondizionato e unico.
“Una vita da strega” si ispira al celebre telefilm degli anni Settanta, anzi – come ha sottolineato il produttore Simone Martini – costituisce un ideale prequel che porta la prestigiosa firma registica di Armando Pugliese. Come nella sit-com, anche a teatro, la giovane Samanta è affiancata nella sua vita pseudo ordinaria dalla madre (anche lei strega), interpretata da un’atletica Carla Cassola.
Diverso è invece il contesto ricreato. Si viene catapultati, fin dall’inizio della pièce, in un’agenzia pubblicitaria tra riunioni, spot da girare e slogan da inventare. Si tratta di un contesto che permette anche di sviluppare delle riflessioni sui “valori” del mondo odierno, sempre più corrotto e preda delle logiche di mercato e del consumismo.
I protagonisti, Bianca Guaccero e Francesco Venditti, si dimostrano due talentuosi interpreti nel rappresentare la bella strega che vorrebbe innamorarsi e il pubblicitario misogino. Il loro rapporto nascerà come uno scontro fortuito, bizzarro ma in fondo costruttivo. I due attori sono affiancati sul palco dalla già citata Cassola e da Alessandro Cremona, Luigi Tabita, Simone Castano, Serena Mazzone.
“Una vita da strega” è una commedia musicale che mira alla semplicità. Non ci sono delle scenografie sfarzose, dei sontuosi costumi o un grande corpo da ballo. Al centro dello spettacolo vi sono i suoi sette interpreti (accompagnati da un’orchestrina di tre elementi) e il racconto di una storia d’amore fuori dal comune. Attraverso l’essenzialità si riscopre così l’essenza dei sentimenti, la loro purezza. Il risultato è quindi un musical sicuramente meno appariscente ma non per questo meno piacevole e capace di colpire al cuore. Allietato tra l’altro anche da incantevoli canzoni (per la precisione quattordici pezzi originali composti da Raffaello Di Pietro) di quelle che si ricorderanno a lungo e da balletti, che puntano alla corporeità, coreografati da Enzo Celli.
La vera magia? Stregare letteralmente il pubblico.
Monica Menna